BARTLEBY LO SCRIVANO  
di Francesco Niccolini
molto liberamente ispirato al romanzo di Herman Melville
regia di Emanuele Gamba
con Leo Gullotta Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Andrea Costagli, Lucia Socci e Giuliana Colzi 
scenografie Sergio Mariotti
costumi  Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
una produzione Arca Azzurra Teatro      
prima assoluta 9-10 luglio 2019, Teatro Sannazzaro, Napoli Festival   

«Chi non ha mai fallito in qualche campo, 
quell’uomo non può essere grande. 
Il fallimento è la vera prova della grandezza» 
                                                       Herman Melville

Un ufficio. A Wall Street o in qualunque altra parte del mondo, poco cambia. È una giornata qualunque nello studio di un avvocato, un uomo buono, gentile, così anonimo che non ne conosciamo nemmeno il nome. 
Ogni giorno scorre identico, noioso e paziente, secondo le regole di un moto perpetuo beatamente burocratico, ovvero: meccanico e insensato. L'ufficio è spoglio, le pareti alte e grigie. Anche le finestre sono alte e irraggiungibili. Tutto si ripete come in uno di quei orologi per turisti che si trovano nelle piazze della città antiche: il tempo viene scandito da un balletto senza senso, ma soprattutto senza inizio e senza fine. In questo ufficio popolato da una curiosa umanità – due impiegati che si odiano fra di loro e cercano di rubarsi l'un l'altro preziosi centimetri della scrivania che condividono, una segretaria civettuola che si fa corteggiare a turno da entrambi ma che spasima per il datore di lavoro, e una donna delle pulizie molto attiva e fin troppo invadente – un giorno, viene assunto un nuovo scrivano. Ed è come se in quell'ufficio sempre uguale a se stesso da chissà quanto tempo, fosse entrato un vento inatteso, che manda all'aria il senso normale delle cose, e della vita.
Eppure, è un uomo da nulla: «...rivedo ancora quella figura – scialba nella sua dignità, pietosa nella sua rispettabilità, incurabilmente perduta».
Bartleby si chiama, e fa lo scrivano. Copia e compila diligentemente le carte che il suo padrone gli passa. Finché un po' di sabbia finisce nell'ingranaggio e tutto si blocca. Senza una ragione. Senza un perché.
Un giorno Bartleby decide di rispondere a qualsiasi richiesta, dalla più semplice alla più normale in ambito lavorativo, con una frase che è rimasta nella storia: “Avrei preferenza di no”. Solo quattro parole, dette sottovoce, senza violenza e senza senso, ma tanto basta. Un gentile rifiuto che paralizza il lavoro e la logica: una sorta di inattesa turbolenza atmosferica che sconvolge tanto l'ufficio che la vita intima del datore di lavoro. 
Da quel momento Bartleby si spegne: sta inerte alla scrivania, poi in piedi per ore a guardare verso la finestra: smette di uscire durante le pause, non beve, non mangia, arriverà a dormire di nascosto nell'ufficio, preoccupando (prima, e impietosendo poi) il suo principale che non riesce a farsi una ragione di quel comportamento. Il fatto è che Bartleby, semplicemente, ha deciso di negarsi. Perché? Quando lo scopriremo, sarà troppo tardi.