Francesco Niccolini
MANU' E MICHE'
il segreto del principe
romanzo Mondadori
copertina di Carla Manea
Hanno la stessa età, Manù e Michè. Ma l'uno è il figlio del principe, l'altro il suo servo. Per loro non c'è gioco più bello che perdersi tra le vie della Grande Città: vanno in piazza, dove incontrano acrobati e accattoni, si calano nelle fogne e giocano a sfidarsi con i bambini che ci abitano. Ma una notte, il tempo dei giochi finisce. Un'oscura morte arriva a spezzare in due le loro vite. Bisogna scappare via dalla Grande Città. Nel lontano castello circondato da boschi e da streghe in cui si ritrovano a vivere, Manù e Michè stanno dentro le stesse mura, ma appartengono ormai a due mondi diversi. Ispirata alla figura controversa di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, una storia che ci parla di amicizia, di passione, di solitudine, mostrandoci quanto diverse e complesse possano essere le forme dell'amore. Età di lettura: da 11 anni.
«...la storia di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, musicista geniale, colpevole dell'omicidio di sua moglie Maria e dell'amante. Un omicidio pianificato per salvare il buon nome della famiglia. La genialità di Niccolini è tutta nel cambiare il punto di vista. Al centro non c'è il triangolo amoroso, ma l'amicizia del figlio del principe con il figlio di un servitore. Un'amicizia che li porta ovunque per la città. Si confondono con il popolo, sfidano i loro coetanei che non sanno di guerreggiare proprio con il figlio del principe. E' una vita tutta di corsa quella dei due ragazzi, che sta fiorendo tra risate, giochi, sfide e vestiti inzaccherati di fango. La felicità è tutta lì, in quel crescere ignari. Ma poi la tragedia incombe.»
l'Internazionale, Igiaba Scego
«Le storie vere a volte sembrano finte, come questa, che è la storia di Carlo Gesualdo e Maria d'Avalos, lui principe a Venosa e compositore visionario dedicatosi in particolare al madrigale, lei dama aristocratica di origine spagnola, sposi tra le corti del Cinquecento. Al centro del romanzo però non ci sono loro, ma Manuele, il piccolo principe, e Michele, un servo, un coetaneo, il suo più grande amico.
E ci sono le vie di Napoli e le sue fogne, i giochi crudeli delle bande, il porto che ribolle di avventure, le rivolte popolari in cui intrufolarsi facendo finta di non essere un "signorino", uno che ha le mani lisce e belle, facendo finta di non essere il "servo del principe", ma un poveraccio come tanti. Lo sguardo dei ragazzi si posa su ciò che accade intorno e sulle vite dei grandi, le loro corse e le loro fughe da palazzo li fanno crescere e diventare altro rispetto a quello che gli adulti hanno deciso per loro. Incursioni fuori dalle mura che servono per guardare altrove, oltre quelle vite che se pur nobili sono costellate di tradimenti e omicidi, di sangue e onore da difendere, di follia e sventura. Quello che è stato è scritto, tutto vero, tranne alcuni accadimenti che lo scrittore ha deciso di omettere, "perché si sa che la vita ha meno pudore della fantasia". Una lettura che non solo ci racconta un pezzo di Storia, ma ci fa entrare nella vita di chi abitò quel tempo grazie a una scrittura fluida che passa dal pensiero alla parola, dall'azione alle emozioni, con un ritmo vario e vivo. Parole che sono scritte ma che potrebbero essere dette con verità e in cui si ritrova la capacità drammaturgica di Francesco Niccolini che ha tratto parte del materiale per ideare questo romanzo avvincente dalla ricerca fatta per lo spettacolo In flagrante delieto che si sofferma in particolare sull'omicidio compiuto da Carlo di sua moglie e il suo amante. Dopo pochi anni dalla morte di sua mamma anche Manù, il principe, morirà per una caduta da cavallo, a cui seguì, dopo diciotto giorni, la morte di suo padre avvenuta nel suo studio in circostanze poco chiare. Gli unici personaggi raccontati nel libro che mai hanno messo piede in questo mondo, inventati del tutto, sono il servo Miché, la giovane Tarita e il loro amore selvatico: "si incontrano nel bosco, giocano insieme, mischiano istinto, umori e divertimento. Si rincorrono, ballano, cantano. Si perdono.Senza chiedersi altro". Loro, scrive l'autore nella note a fine libro, esistono solo nei miei desideri.»
Andersen, Daniela Carucci
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